La casa: una vera miniera d’oro per il Fisco

Negli ultimi vent’anni la casa è stata una vera miniera d’oro per il Fisco. Infatti i proprietari di immobili hanno sborsato, secondo una ricerca condotta dal Secit, il Servizio consultivo e ispettivo tributario, il 965% in più. Complessivamente, si legge nella ricerca, l’imposizione degli immobili, nel 1980 era stata pari a circa 2.600 milioni di euro e nel 2002 lo stesso esborso ha raggiunto circa 27.700 milioni di euro. Il gettito complessivo è costituito per circa un terzo dall’Ici (imposta comunale sugli immobili) che vale pertanto oltre 9 miliardi l’anno. Il picco degli aumenti dell’Ici si è avuto in particolare negli ultimi 4 anni: i proprietari di seconde abitazioni e titolari di attività produttive hanno sborsato infatti il 6,3% in più. Sul fronte territoriale, sempre secondo i dati elaborati e diffusi dal Secit, l’esborso maggiore per l’imposta spetta al Lazio, il cui indice è superiore del 50% al dato medio nazionale, seguito da Liguria ed Emilia Romagna, mentre la Basilicata risulta la regione con l’indicatore più basso, inferiore alla media in misura del 62%. Per le famiglie questo vuol dire un esborso medio di 594 euro l’anno, per i proprietari di casa nel Lazio e, all’estremo opposto, di 150 euro per quelle lucane. In generale — si evince ancora dall’approfondimento del Secit — l’Ici è particolarmente elevata nelle regioni del Centro, ove in media il prelievo per famiglia è pari a 518 euro. Fin qui le differenze in ragione del territorio.
Ma l’imposizione fiscale varia anche all’interno delle stesse macroaree: la tassa infatti si diversifica tra grandi centri urbani e altri Comuni, tra centri turistici o meno; anche i grandi insediamenti industriali, oppure il pregio di certi centri storici possono comportare un gettito più ampio per alcuni enti locali. Gli esperti del Secit, sempre secondo i documenti esaminati, rilevano che con l’Ici si attua un prelievo fiscale “fortemente sperequato, interamente basato su rendite catastali che non riproducono i redditi e i valori effettivi di mercato delle proprietà immobiliari”. Oltre all’Ici, poi ci sono le altre imposte sugli immobili, come quelle sul reddito e sui trasferimenti o locazioni, e spesso si verificano “forme inique di duplicazione d’imposta su uno stesso cespite”, si legge ancora nella ricerca.
Le proposte non mancano. Tra le soluzioni possibili, ragionano gli esperti del Secit, si potrebbero individuare la riduzione dell’attuale prelievo sugli immobili a un solo tributo di esclusiva competenza comunale, adeguando le rendite catastali verso i valori di mercato; un’altra ipotesi può essere di tassare l’uso della proprietà immobiliare a carico, in diversa misura, sia del proprietario sia del locatario, entrambi potenziali fruitori dei livelli di servizio erogati dagli enti locali. Gli esperti del Secit hanno anche fatto dei conti: se le rendite catastali fossero rivalutate e se all’Ici si applicassero aliquote proporzionali al reddito si potrebbe avere un maggior gettito di 4,8 miliardi l’anno.
La cifra si ottiene considerando che la rivalutazione delle rendite catastali è stata di circa il 36%, corrispondente al divario esistente tra valore del patrimonio abitativo e la base imponibile Ici al 2001 in 35 città campione. Carlo Orzeszko